giovedì 8 dicembre 2011

Mumia Abu-Jamal

Oggi ho mangiato 5 fragole. Non avevano sapore d'estate, ma erano comunque ancora più buone di ogni comprata, e il loro fresco acidulo e rosso mi è rimasto sul palato a lungo.

Nel pomeriggio il sole mi ha fatto aprire la giacca e al raccolto ho aggiunto le ultime sementi di stagione: lo striato seme del finocchietto; il rotondo nero del basilico; gli aghiformi semi nero-bianco dei tageti ancora compatti nella corolla; la pallina ecrù, dura e incartapecorita del solanum che racchiude decine e decine di semi; la potenza grossa e nera, unica, della bella di notte; i due millimetri abbondanti di diametro marrone scuro della salvia sclarea. Raccolto improbabile in ogni altro dicembre.

L'inverno non viene, i moschini danzano sopra l'erba del prato e le acque ferme delle conche sassose. I passeri han già iniziato a sottrarmi le gemme del melo.

Mumia Abu Jamal è uscito definitivamente dal braccio della morte. Forse è per questo che il gelo sta lontano. Festeggia lui.


giovedì 1 dicembre 2011

mercoledì 30 novembre 2011

Le patate cresceranno lente. Quattro mesi se seminate nel loro mese. Quanti ne serviranno fuoriterra e fuoristagione?
C'è da attendere tutto il tempo d'un avvento.

Le patate nei sacchi

L'orto sul balcone sta su tutti i blog, forum e canali. Anch'io ho il mio, sul terrazzo a ringhiera, nei sacchi di juta. Ieri l'altro ci ho messo le patate. La FAO, qualche hanno fa, lo raccomandava agli abitanti del sud come salvavita. Anche a me l'orto salva i giorni, per questo lo faccio, lo racconto.

sabato 26 novembre 2011










Aglio

Finisce novembre ma perdura il sole e il suo tepore sul manto del suolo. Allora oggi ho preso i bulbilli d'aglio e li ho messi nella terra. Il pomeriggio scorreva lento ed è rimasto il tempo anche per le cipolle. La red Baron.

sabato 19 novembre 2011

La vite sogna d'esser marinaio




Oggi ho liberato il giovane Caco dai tralci della vite. Lei si crede marinaio e stringe nodi intorno a tutto quello che agguanta. E' brava a legare. Lavora tutta l'estate mandando giro su giro, poi sigilla il raccolto con un ultimo movimento più preciso di quello d'una donna che chiude il suo rammendo. Infila l'estremità del tralcio al di sotto di tutti gli altri, a perpendicolo. Un vero capolavoro di sartoria. E poi sogna. Sogna il mare e d'esser marinaio sopra quello.


Rabarbaro

L'estate, quest'anno, qui al nord, non vuole finire e ancora manda raccolto verso l'alto.


Colori di fine autunno








lunedì 14 novembre 2011

SEME

Minuscolo.
Minuscolo e invisibile
lui seme
che affonda
calcato da zoccoli
e da ruspe,
gli slitta
intorno
sgusciando la fanghiglia
e lui
cala fin dove
quel limo si rapprende.
E' li la sua dimora,
eppure
al sicuro non si sente,
occultandosi
difende
da chi?
la sua minuzia
e la sua incalcolabile potenza.
Infila spesso
il merlo invernale
il becco nella crosta,
la disfa, taluno ne soperchia,
taluno ne piglia,
e spesso si avvicinano nel buio
roditori sotterranei.
No, non c'è pace
d'inverno e di letargo
in quella dimora,
la insidiano la fame
gioiosa e rabbiosa
degli uccelli
e l'ingordigia dei topi -
vorrebbe soddisfarli
lui ma deve
custodire la promessa del domani.
Deve, lo sa, scoppiare,
marcire e trasalire
nel rigoglio,
- Qual è la mano
che ha gettato la sementa?
e lui è dentro il solco
o caduto casualmente
e sperso?- non c'è differenza,
comanda la necessità
morire e dar nascimiento.

E' umile, trattiene
quasi timoroso il fiato
l'anno del suo cominciamiento,
sta sospeso, esita
sopra se stesso il mondo,
vige un intimo
raccoglimento di tutte le sue forze
tra la palta e l'acqua
l'acqua e gli astri.
Lui ne è al centro
all'apogeo della sua umiltà
al sommo del suo servizio,
già prossimo, già pronto
al fato che gli impende,
niente glielo nasconde
il suo prescritto sacrificio, niente -
Ci pensa
e già sente
spigare
da sè il prossimo frumento,
il campo oro - meriggio
oh dolore, oh felicità.
Chi vive questo? Chi pensa?
E' mente umana
o universa vigilanza
quella che lo accompagna
nella sua agonia
o una più vasta
scienza? - ne è,
corpuscolo, una parte
lui è tutt l'altro egualmente
nella sua esuberanza -
da dove si spicca questo canto
pari a sé medesimo
in cui muore la metafora,
muore infinitamente.
Chi ordina? Chi parla?
Non ha importanza chi sia
l'autore della vita,
la vita è anche il proprio autore,
La vita è.
Ed ecco, gli vien meno
il suo vigore, lo lascia
un indeciso
accumularsi
di materia viva, lo svuota
della sua, prende a radicarsi
al suolo, cresce, si erge
già tubero, già bulbo,
già stelo primissimogemmante.
Lo aspettano, lo sente,
le stagioni, non può mancare
è scritto
nel calcolo dei giorni
avvenire il suo tributo.
Leggibile esso, come vita
e parimenti come morte:
pari
incrociano
a lui la loro croce
le due, le sole, vita e morte, morte e vita.
Oh gloria, oh dura oscurità
del gran lavoro fatto.

M. Luzi

Pisello grano rugoso rondo.

Oggi ho seminato il mezzarama. Lo so, il pisello vuole febbraio al nord. Ma così faceva mio nonno e così faccio io. Qualche pianta sopravvive, qualcuna se ne va. Ma i primi che salgono a marzo e maturano a fine aprile sono una festa. Il loro verde segna la Pasqua nell’orto.
Il terreno era già pronto. Ho disteso un cartone sopra il suolo, con un picchetto di quelli che uso per tener ferme le assi delle prode, ho forato la distanza. Cinque buchi in fila per tre.
Ho posto per ogni buca, nello scavo di 5 cm, i tre semi (uno per la terra, uno per il raccolto e uno per il futuro). Ho ricoperto con terra leggera, da compost maturo, i solchi. Sopra il cartone aperto nei buchi della semina ho messo la paglia rimasta e le foglie dell’iris seccate. Ho fermato i bordi con dei tronchi.
Tra qualche giorno, in vista delle grandi gelate, appoggerò anche un telo di tessuto non tessuto sopra le file, sollevato appena perché non soffochi le nascite ma tenga temperata l’aria.
Poi basta. Poi il grande inverno scenderà sulle prode. E a me non resterà che attendere. Attendere che il silenzio mi maturi il raccolto.

mercoledì 9 novembre 2011



Poco prima la maturazione.



Così è come è lei a giugno.



Adesso sta nella terra. Ricca e profonda e i suoi frutti si son fatti abbondanti, zuccherini.











La prima che presi la misi sul balcone. Non avevo terra mia ove piantarla. Gli bastò un vaso per illuminare gli autunni, stagliarsi nel primo cielo di primavera verde e fruttuosa, ardere esausta nell'estate. Ma più di tutto mi piace il suo fusto d'inverno, grigio e luminescente. Pulito e pieno.

Pera Coscia

Di pezzatura medio-piccola. Matura a luglio.
Coltivata in Sicilia, tipica di Bronte, luogo di rivolte, 700 metri sul livello del mare, è pera di vulcano. Io la coltivo sui laghi della pianura padana.
Predilige terreni di medio impasto, silicio-argillosi. Terreni profondi con buona presenza di humus e umidità.
Cresce con una polpa zuccherina e succosa. Fresca, dal sapore delicato e dolce, con un profumo leggero.
Verde fino a pochi giorni prima, si fa giallo-rossa (anche accesa) sul lato del sole a maturazione.
E’ da consumare fresca, appena staccato dall’albero. E’ buona per accompagnare i formaggi piccanti, farci i succhi.

martedì 8 novembre 2011




lunedì 7 novembre 2011





7 novembre


In giardino

sabato 5 novembre 2011































giovedì 3 novembre 2011

Fragole d'inverno

Oggi ho preparato il cassone per le fragole.

Sopra il fondo della terra già pronto sono ripassata a pettinare la proda, a livellarla. Ho aggiunto lo strato di stallatico maturo. Messo altra terra, terra buona da compost autoprodotto con i resti dei pasti di casa, dello sfalcio dell'erba di mesi. Poi quella esaurita dal raccolto passato che avvolgeva le radici delle piante esauste. Scavato buche e messo le piante. Ho schiacchiato la terra attorno al colletto, compattata la sostanza attorno allo sbucare degli stoloni. Non ho bagnato, fa già abbastanza fresco qui al nord, piedi d'Alpi, sud d'Europa. E poi l'acqua dell'aria mi galleggiava sul viso, non ci avrebbe messo troppo ad arrivare alla terra. Prima di finire mi sono fermata a guardarlo quel recinto alto di legno, quelle piante accasate. Sono restata lì un po'. Quando la luce ha iniziato a calare ho preso la paglia e l'ho stesa a pacciame. A coperta.

Ho pensato. Forse questa non è una giornata sprecata.

domenica 31 luglio 2011

Libri

Da leggere:

Novella Carpenter
Farm City
L'educazione di una contadina urbana
Slow Food editore


L'incipit:

"Ho una fattoria nel ghetto, su una strada senza uscita.La scala di servizio è punteggiata da merde di pollo. Balle di paglia si disfano nel parcheggio di fianco al mio appartamento. Raccolgo insalata in un appezzamento abbandonato. Al mattino, mi sveglio ai rumori degli animali della fattoria, frammisti al baccano dell’antifurto dell’auto del mio vicino di casa.Questo posto non l’ho sempre chiamato fattoria. Non prima della primavera del 2005, quando fu recapitato al mio appartamento un pacco molto particolare, che cambiò tutto quanto. Ricordo di averlo atteso in piedi sulla veranda. Mentre scrutavo l’orizzonte alla ricerca della jeep postale, mi sincerai della salute della mia colonia di api. Api mellifere entravano nell’arnia e ne uscivano ronzando, le zampette posteriori cariche di polline giallo. Annusai nell’aria il profumo del loro miele, mescolato al puzzo dei gas di scarico provenienti dalla vicina autostrada. Dalla veranda, riuscivo a vederla, l’autostrada, sempre molto trafficata. Mi accorsi che tre api erano cadute in un innaffiatoio..."















Luglio 2011