lunedì 14 novembre 2011

SEME

Minuscolo.
Minuscolo e invisibile
lui seme
che affonda
calcato da zoccoli
e da ruspe,
gli slitta
intorno
sgusciando la fanghiglia
e lui
cala fin dove
quel limo si rapprende.
E' li la sua dimora,
eppure
al sicuro non si sente,
occultandosi
difende
da chi?
la sua minuzia
e la sua incalcolabile potenza.
Infila spesso
il merlo invernale
il becco nella crosta,
la disfa, taluno ne soperchia,
taluno ne piglia,
e spesso si avvicinano nel buio
roditori sotterranei.
No, non c'è pace
d'inverno e di letargo
in quella dimora,
la insidiano la fame
gioiosa e rabbiosa
degli uccelli
e l'ingordigia dei topi -
vorrebbe soddisfarli
lui ma deve
custodire la promessa del domani.
Deve, lo sa, scoppiare,
marcire e trasalire
nel rigoglio,
- Qual è la mano
che ha gettato la sementa?
e lui è dentro il solco
o caduto casualmente
e sperso?- non c'è differenza,
comanda la necessità
morire e dar nascimiento.

E' umile, trattiene
quasi timoroso il fiato
l'anno del suo cominciamiento,
sta sospeso, esita
sopra se stesso il mondo,
vige un intimo
raccoglimento di tutte le sue forze
tra la palta e l'acqua
l'acqua e gli astri.
Lui ne è al centro
all'apogeo della sua umiltà
al sommo del suo servizio,
già prossimo, già pronto
al fato che gli impende,
niente glielo nasconde
il suo prescritto sacrificio, niente -
Ci pensa
e già sente
spigare
da sè il prossimo frumento,
il campo oro - meriggio
oh dolore, oh felicità.
Chi vive questo? Chi pensa?
E' mente umana
o universa vigilanza
quella che lo accompagna
nella sua agonia
o una più vasta
scienza? - ne è,
corpuscolo, una parte
lui è tutt l'altro egualmente
nella sua esuberanza -
da dove si spicca questo canto
pari a sé medesimo
in cui muore la metafora,
muore infinitamente.
Chi ordina? Chi parla?
Non ha importanza chi sia
l'autore della vita,
la vita è anche il proprio autore,
La vita è.
Ed ecco, gli vien meno
il suo vigore, lo lascia
un indeciso
accumularsi
di materia viva, lo svuota
della sua, prende a radicarsi
al suolo, cresce, si erge
già tubero, già bulbo,
già stelo primissimogemmante.
Lo aspettano, lo sente,
le stagioni, non può mancare
è scritto
nel calcolo dei giorni
avvenire il suo tributo.
Leggibile esso, come vita
e parimenti come morte:
pari
incrociano
a lui la loro croce
le due, le sole, vita e morte, morte e vita.
Oh gloria, oh dura oscurità
del gran lavoro fatto.

M. Luzi

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